Oggi mi sono guardato allo specchio. Non lo faccio spesso, in verità. Ultimamente mi capita di uscire di casa senza nemmeno specchiarmi per vedere se è tutto in regola. Poi scopro a fine giornata che ho portato in giro per il mondo un brufolo inguardabile. Cavoli, i brufoli dovrebbero avvisarti quando compaiono. Che so, con una musichetta di sottofondo che ti segnali di sistemarti prima di andare in ufficio. Comunque oggi mi sono soffermato sulla barbetta che mi sto facendo crescere. Questo mi dà la possibilità di giocarmi una battuta che avrà mille anni: "Simo, ma ti stai facendo crescere la barba?" - "Non la faccio crescere io, è lei che cresce da sola!". Penso che faccia ridere solo a me, ma sono un tipo strano. Questa barbetta mi ricorda una foto particolare. E' una di quelle foto di famiglia scattate di sorpresa in cui solo due persone sono in posa, e le altre continuano a fare gli affari propri. Ed è lì che ci sei tu, a casa di nonna, che stai guardando la televisione. La tv non compare nella foto, ma so benissimo dov'è e la tua espressione incantata non lascia spazio a dubbi. Chissà cosa stavano dando. Probabilmente un telegiornale o un programma di Gianfranco Funari, che noia! Fortunatamente (per te) ero ancora troppo piccolo per contestarti. All'epoca mi limitavo a giocare col mestolo e a cagarmi addosso. Bei tempi.
Non è solo questo accenno di barba incolta a ricordarmi te in questi giorni. E' che ultimamente mi sento un po' più polemico del solito. Oddio, non che di natura sia mai stato calmo e arrendevole, ma questo lo sai già. E' che sono incazzato con il mondo, spesso senza un motivo, spesso per tanti motivi. Ma il risultato è sempre lo stesso. Tu perché ti incazzavi? Per Berlusconi soprattutto! Non si poteva nominarlo in tua presenza che iniziava il comizio! Cavoli, saresti ancora arrabbiato, se vedessi quello che combina, penso che la statuetta del Duomo avresti potuta tirarla tu. Qualche volta mi fermo a pensarti in Paradiso, fermo sulla porta con una mazza da baseball (celestiale, ovviamente) in mano, che aspetti sorridendo l'arrivo del Cavaliere Mascarato. Gliele suoneresti, credo. Poi mi rendo conto che quello là il paradiso non lo vedrebbe nemmeno col binocolo (certo, proverebbe a corrompere Caronte e minaccerebbe quel comunista di San Pietro, ma vi immaginate che fine farebbero i Cherubini se lui li vedesse?) e mi tranquillizzo. Allora ti immagino seduto su una poltrona fatta di nuvole, mentre sfogli La Repubblica (chissà se la vendono lassù, ma penso di sì, c'è pure il caffè Lavazza) e cerchi qualche buon'anima con cui litigare - sì, litigare, non discutere - di politica.
Quanti litigi ci siamo fatti noi due! Io un giovane marxista con ideali rivoluzionari tipici degli adolescenti cresciuti col mito di Che Guevara, tu un Socialista (pentito, ammettilo) e poi Diessino. Se vedessi il PD ora ti verrebbe un coccolone. Visto che sei lì, non puoi mandare un coccolone a Bersani, per par condicio? No, non si può, vero? Dai, salviamolo, almeno fa ridere l'imitazione di Crozza. Piacerebbe anche a te. Tu però eri un po' troppo filo-americano, io un po' troppo anti. Tu filo-israeliano, io filo-palestinese. Mi è sempre piaciuto parteggiare per i più deboli. Ecco, ridimmi che sono un avvocato delle cause perse... un po' mi manca! Avevi ragione, ma non si cambia così in pochi anni. Forse nemmeno in tanti anni. Dato che più passa il tempo e più ti assomiglio, credo che ormai mi debba arrendere e tenermi così come sono. Anche se fisicamente assomiglio di più al nonno. Alto e col naso inconfondibile. Quantomeno non ci sono dubbi, sono tuo figlio. Beh, conoscendo la mamma (che gran donna hai sposato!) non è che la paternità potesse essere in discussione, ma del resto la gente è maligna. Ma i geni "Usai" prevengono qualsiasi tipo di battuta di spirito paesano.
Il nonno il nasone, tu la voglia di polemizzare. Si potrebbe dire che mi abbiate lasciato una bella eredità. La bellezza (non offenderti) l'ho presa dalla mamma, l'intelligenza brillante e l'arguzia penso che siano tutte mie. Da chi abbia ereditato la modestia, tuttavia, rimane un mistero. Cavoli, però, potevi lasciarmi anche i tuoi piedi buoni a calcio. Io mi ritrovo due ferri da stiro. Tu giocavi nell'Invicta, che a distanza di 40 anni fa ancora parlare di sé sui libri e sugli annali, io gioco in un torneo amatoriale (e non riesco a finire decentemente un campionato, ma lasciamo stare). Però dai, mi sto lanciando in mille altre attività che nemmeno immaginavo di poter fare! Sai, sto facendo il giornalista! Si, si, sono ancora un informatico, non preoccuparti. Ma l'attività col giornale che ho aperto con due amici è divertente. Chissà se i miei articoli ti piacerebbero. Mi piace immaginarti su quella poltrona fatta di nuvole con in mano una copia di Comprendo. Lo diamo gratis, anche se in paradiso non lo distribuiamo ancora.
In realtà credo che tu mi abbia lasciato un mucchio di cose. Soldi di sicuro no. Ma lo sai, di quelli non mi è mai importato molto. Sono un mezzo per raggiungere altri scopi. Ma i miei progetti futuri sono tutti realizzabili a prescindere dai soldi. Quelli poi verranno, oppure no, chi se ne frega. In 25 anni mi hai insegnato che si può essere felici anche senza il becco di un quattrino. Beh, ti assicuro che ho avuto cifre a un solo zero nel conto in banca, ma questo non mi ha mai fatto uscire di testa. Grazie a te, che mi hai insegnato cosa sono le vere difficoltà, quali devono essere le priorità della vita. Grazie a te, che mi hai insegnato - in un'ultima, grandiosa lezione - qual è la vera dimensione del Coraggio. Sì, quello con la C maiuscola. Quello che credo di non avere e che onestamente non penso di poter eguagliare. Però so a cosa devo tendere. "Mira alle stelle, male che vada colpirai la Luna". Io ci provo, ma non è che il figlio di Cabrini ha vinto il Mondiale dopo aver visto il padre vincere. In realtà non sono nemmeno sicuro che Cabrini abbia figli! Cavoli, mi manca guardare le partite dell'Italia senza di te. Ci lamentavamo sempre della solita Italietta col centrocampo di scarponi. E te ne sei andato proprio durante Italia-Ghana nel 2006. Ti sei perso l'unica annata buona che avremmo potuto vivere assieme. Sarebbe stato bello abbracciarti dopo il rigore di Grosso. Nel 1982 non capivo molto, avevo 7 mesi e non credo di essere stato di compagnia durante Italia-Germania. L'ho vista da poco in TV. Che partita fantastica! In ogni caso, dopo il 2006 l'Italia ha ripreso il suo solito andazzo e usciamo sempre prima del previsto.
Mi hai lasciato così tante cose che fare un elenco è impossibile. Ma basta guardarmi allo specchio per vederle un po' per volta. Ogni tanto emerge qualcosa di te, quando meno me l'aspetto. Qualche volta sembriamo diversissimi. Ma forse è lo specchio che cerca di ingannarmi. Ti stai chiedendo che diavolo ci faccio a quest'ora a scrivere queste righe? Intanto perché mi hai lasciato in eredità anche quel pizzico di sana insonnia che ti teneva sveglio a guardare la tv sino a tardi, col volume bassissimo per non disturbare il resto della famiglia che dormiva. Quanto mi manca quella debole luce che illuminava l'andito di fronte alla mia stanza! Era rassicurante. Si, spesso mi alzavo per guardare anche io un po' di tv assieme a te, nascosto dietro alla porta. Chissà se te ne sei mai accorto! Penso di no, guardavi certi film horror che non penso mi avresti permesso di sbirciare. Fortunatamente non facevo gli incubi, a parte una volta che stavi guardando i Visitors. Che telefilm brutto! Adesso guardo pochissima tv, sto tutto il giorno attaccato ad uno schermo, ma è quello del computer. Hai visto? Da un gioco ho inventato un lavoro. Testa dura come eri ci ho messo un po' a convincerti, ma alla fine ho avuto ragione. Anche se avrei voluto anche il motorino. Chissà, magari ora sarei un manovale che fa le penne in piazza. Si può essere felici anche così.
Qual è la conclusione di questa lettera che ti scrivo e che non ti arriverà mai? Eh sì, ti sei scordato di darmi l'indirizzo, non posso spedirla! Io ci scherzo sempre su queste cose, sulla vita, sulla morte. Mamma è un po' superstiziosa e non vuole. Se dico che morirò giovane, si spaventa sempre. Si spaventa anche Valentina. Fanno ridere. Va bene, non guardarmi male, non lo faccio più! In realtà non so se scrivo per te (mi conosci, parlo di paradiso ma non è che ci creda un granché) o se scrivo per me. Scrivere magari mi aiuta a non pensare che sono passati 5 anni, a non pensare che prenderò il tuo posto l'11 Settembre. Avresti dovuto farla tu quella passeggiata in chiesa tutto imbellettato, non io. E se inciampo? Hai visto, non riesco mai a stare serio per due righe di seguito. In realtà un gruppo rock (di quelli che ti sarebbero piaciuti) americano ha saputo mettere in musica quello che io non riesco a scrivere. Del resto loro sono poeti, io no. Se ti capita, accendi Virgin Radio e ascoltala.
And I know, you're a part of me And it's your song that sets me free I sing it while I feel I can't hold on I sing tonight cause it comforts me
E lo so, tu sei parte di me E questa è la tua canzone, che mi rende libero La canto finché sento di non poter andare avanti La canto stanotte perché mi conforta.
Ciao papà.
_________________ Siamo simili in molti modi, tu ed io. C'è qualcosa di oscuro in noi. Oscurità, dolore, morte. Irradiano da noi. Se mai amerai una donna, Rand, lasciala e permettile di trovare un altro uomo. Sarà il più bel regalo che potrai farle. Che la pace favorisca la tua spada. Tai'shar Manetheren!
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