Dopo lungo vagare per infiniti lidi torno nella Patria Iperborea per celebrare di nuovo la gloria del suo popolo illustre quanto dimenticato.
Vi sembra che questa mia dichiarazione abbia un tono troppo aulico? E' più che appropriato, viso che ora si toccheranno le radici universali del mito.
Avevo chiuso l'ultimo mio post "serio" chiedendomi se fosse plausibile identificare la cultura che ha prodotto i monumenti megalitici della Lapponia russa con l'antica civiltà nota ai greci come Iperborea.
In un certo senso sì, a patto che si immagini una civiltà in molti aspetti diversa da quella descritta dai miti e dalla storiografia classica. Il mio ciclo di "Voyager" personale continua.
GLI IPERBOREI TRA STORIA E FANTASTORIA
Parte prima. – Le radici storiche del mito. Il mito di una terra leggendaria, i cui abitanti godono di eterna salute e giovinezza, situata all'estremo nord del mondo è comune a molte culture indoeuropee. A quella che gli autori classici chiamavano iperborea o Thule corrisponde, nella tradizione fiabesca russa la mitica terra chiamata "podsolnečnoe zarstvo", il regno luminoso sotto il sole.
Il Mahabharata parla della favolosa montagna Meru, nordica dimora degli Dei. Altri particolari climatici, astronomici e geografici dell'epos indiano, poi, sono spiegabili solo se si ipotizza che la narrazione sia in realtà ambientata in terre artiche o sub artiche. Lo stesso avverrebbe anche con i poemi omerici, come vorrebbe dimostrare la teoria di "Omero nel Baltico".
Una terra oggetto di miti diffusi presso popoli diversi è un luogo difficilmente individuabile. Gli autori greci e romani forniscono notizie disparate e controverse riguardo agli iperborei e alla loro regione. Molto dubbia è soprattutto la posizione di tale reame beato Una cosa è certa: essa si trova a nord della Tracia (il dio del vento del nord, Boreas, viveva in Tracia). Interpretando le parole di Pindaro piuttosto che quelle di Esiodo o di Erodoto essa è stata collocata in Romania, in Islanda in Groenlandia e in Siberia. Quali eredi degli Iperborei si sono riconosciuti a turno i Tedeschi, gli Scandinavi, i Russi, i Polacchi, i Romeni, i Veneti...
La terra iperborea però, secondo logica, dovrebbe essere situata a latitudini artiche o sub artiche. In essa ci sono solo due stagioni: una lunga estate polare durante la quale il sole non tramonta mai, una lunga notte invernale, nel cui tempo quale Apollo si reca al nord per riposare.
In essa vivono le renne. Nella terza delle sue fatiche Eracle si reca in terra iperborea, alla ricerca della mitica cerva dalle corna d’oro di Artemide. Bisogna notare che, tra le femmine dei cervidi, solo quelle delle renne possiedono palchi di corna.
La regione è dotata di un clima molto mite. Ciò potrebbe significare che il mito costituisce una sorta di memoria dei tempi dell’optimum climatico che seguì le glaciazioni, se non di un “età dell’oro” precedente le glaciazioni stesse. Oppure si fa riferimento a terre dotate di un microclima particolare. La regione di Murmansk sarebbe ideale. Sicuramente non sarà il giardino delle Esperidi, ma, a causa dell’influsso della corrente del golfo, è caratterizzata da un clima molto meno rigido rispetto ad altre zone dell’estremo Nord. Nelle tundre semiboscose di Lovozero (la zona dove sorgono le “piramidi” di cui ho parlato nel mio scorso intervento) cresce una specie di vite selvatica, il che potrebbe significare che un tempo la vegetazione di quella zona era diversa, più simile a quella mediterranea.
Gli Iperborei possiedono grandi facoltà magiche e tra l'altro sono in grado di volare. Gli eroi greci che compiono imprese nelle terre dell'estremo Nord devono utilizzare degli oggetti magici che consentono loro di librarsi in volo (un esempio è Perseo, che per raggiungere l’antro iperboreo di Medusa deve dotarsi di calzari alati). Le creature alate e gli artefatti che consentono il volo sono molto importanti nelle leggende, nell’arte figurativa, nella spiritualità delle culture nordiche. Cito solo alcuni esempi.
La più terribile antagonista degli eroi del Kalevala, la maga Louhi, era signora di Pohjola, terra cupa e stregata nel Nord della Lapponia, identificabile con la regione di Murmansk. Essa non solo è in grado di volare, ma sa trasportare centinaia di guerrieri sul suo dorso di enorme arpia.
Manufatti a forma di ali spiegate aquile, realizzati con zanne di tricheco, venivano collocati nelle sepolture tradizionali degli Inuit.
Un'aquila di legno capace di muoversi da sola è il mezzo che permette agli eroi delle fiabe russe di raggiungere la capitale ghiacciata del regno solare.
Figure di uomini alati sono infine soggetto molto diffuso negli antichi graffiti rinvenuti nella regione di Murmansk.
Gli Iperborei sono i prediletti di Apollo. Il loro culto più importante era quello del sole, e hanno esportato la loro religione anche nel mediterraneo. Il fondatore dell'oracolo di Delfi, Oleno, era infatti iperboreo. Il suo nome, poi, secondo alcuni filologi, sarebbe di origine chiaramente slava. Olen in russo vuol dire "renna".
Il culto solare tra le antiche popolazioni penisola di Kola ebbe un'enorme importanza (come in tutte le culture primitive e non...). Nei graffiti degli antichi lapponi russi i simboli solari sono onnipresenti. Nell'estremo Nord russo, però, la venerazione del sole assunse delle caratteristiche particolari. In riva al mare si trovano spesso dei labirinti di raggio non esiguo, tracciati con piccole pietre disposte in linee curve, contorte. Probabilmente servivano agli antichi pescatori come modello per la forma delle reti da pesca. Ma oltre a una funzione pratica queste spirali tracciate sul terreno ne avevano una simbolica. Si danzava all'interno di esse, seguendo le volute, imitando il cammino del sole nel cielo.
Presso il lago Sejdozero sorgeva un grande tempio-osservatorio megalitico, non diverso nella sua funzione da altri luoghi sacri al culto del sole, come Stonehenge. La zona era ancora considerata tabù dalle popolazioni Saami nel secolo scorso. Sulle rive del lago sacro ci si poteva recare solo guidati dagli sciamani, in occasione degli annuali riti per la fertilità.
Schizzo delle rovine dell'osservatorio presso SejdozeroLe rovine del tempio sono disposte in un semicerchio e per la maggior parte sono coperte da ghiacci perenni. Al di fuori dell'anfiteatro megalitico sono presenti parecchi "menhir" (o sejd) e altre stranezze archeologiche tra le quali profondi pozzi rituali e giganteschi disegni, di varie decine di metri di raggio, tracciati sugli altipiani e sulle pareti rocciose, come i grandi glifi peruviani di Nazca.
Siamo di fronte alle rovine di un antico santuario degli Iperborei? Gli storici e gli archeologi piú cauti lo negano. Ipotizzano anche che la maggior parte dei "monumenti" siano stati prodotti dall'erosione glaciale. Certo è che la cultura mesolitica locale fu abbastanza vitale e seppe esprimersi in forme molto originali. Ma è plausibile che essa abbia raggiunto una raffinatezza tale da ispirare miti e leggende presso popoli remoti?
Gli antenati degli Achei vennero da Nord-Ovest, attraverso i Balcani. Non è escluso che fossero originari del Nord Europa, da loro abbandonato a causa di un catastrofico cambiamento del clima e conservassero nei loro miti la memoria ancestrale della prima patria.
Le scoperte archeologiche non sono ancora riuscite a trasformare il mito in storia, e probabilmente ciò sarà impossibile. Però il mito iperboreo sta rinascendo nella cultura moderna, assumendo delle caratteristiche inaspettate.